SANITÀ SCUOLA LAVORO DIGITALIZZAZIONE!

La sconsiderata crisi di governo in piena pandemia, che sembrava superata solo una settimana fa dopo il voto di fiducia, è stata aperta formalmente il 26 gennaio, con le dimissioni presentate dal premier Conte al Presidente della Repubblica. Per noi di DiEM25 le priorità restano quelle che gravano maggiormente sulla vita dei cittadini; sono quelle che dovrebbero mobilitare le risorse, le energie e le intelligenze del Paese, sconfortate dalla mancanza di lungimiranza e responsabilità della politica verso la gravità della situazione.

Sanità: al primo posto assoluto, incondizionatamente. Siamo ancora nel pieno di una pandemia, tuttavia l’Italia, rispetto ad altri paesi in Europa, è partita bene nella sua campagna vaccinale, mantenendo un buon numero di somministrazioni giornaliere, che l’ha collocata ai primi posti in Europa  , salvo poi subire i rallentamenti imposti dalla Pfizer. Non possiamo assolutamente permetterci di abbassare la guardia, non su questo punto. E’ richiesto uno sforzo ancora maggiore ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario ogni giorno (sono loro che portano il peso emotivo e la fatica umana maggiore), oltre che a noi cittadini. Siamo tutti stanchi di restrizioni ad intermittenza, di regole che non ci permettono di avere il tipo di rapporto umano e sociale, ravvicinato e amicale, per cui soprattutto noi italiani siamo conosciuti e di cui non possiamo fare a meno. Ma rompere le righe ora metterebbe a repentaglio tutto il lavoro fatto fino ad oggi, con effetti deleteri. E allora ancora una volta sarebbe giusto che a tutto il personale in prima linea fosse riconosciuto un bonus una tantum, anche per dimostrare loro la gratitudine e l’apprezzamento per lo sforzo eccezionale contro questo mostro terribile. Ma non basta, serve la prospettiva di assunzioni stabili, che chiudano per sempre la stagione della precarietà e dei tagli alla sanità pubblica che – secondo i dati del Rapporto Gimbe – nel decennio 2010-2019 si sono tradotti in definanziamenti al SSN per 37 miliardi di Euro. Ma – è bene sottolinearlo – l’attenzione prioritaria alla Sanità pubblica, non suffraga assolutamente l’assioma renziano della necessità del ricorso al MES. Questo essenzialmente per due motivi: primo, essendo l’unico Paese europeo ad attivare tale meccanismo, rischieremmo di pagarlo in termini di effetto “stigma” attraverso l’inflessibile “disciplina dei mercati”, non appena la BCE dovesse abbandonare le politiche accomodanti e dovesse ritornare alla regola del “capital key”; secondo, le forti condizionalità del MES sono previste dal suo statuto, che non è cambiato; terzo, gli investimenti in sanità pubblica – molti studi l’hanno dimostrato – hanno un impatto positivo in termini di minori spese future nella salute oltre che nel benessere collettivo, compensando nel tempo l’onere sulle finanze pubbliche. In definitiva, non sappiamo se siano sufficienti i 19,7 miliardi stanziati a favore della salute nella seconda bozza del Next Generation Italia, ma sappiamo che è una necessaria inversione di rotta rispetto al passato,  di cui devono beneficiare la sanità territoriale e il personale.

Scuola: tanto si è fatto, ma tanto altro poteva essere fatto, decisamente e molto meglio. Ora però anche su questo punto è il momento di unire le forze e concentrarsi nel risolvere al meglio alcuni problemi per il ritorno in classe di tutti gli studenti che, almeno per quest’anno, sarà soggetto all’andamento della curva epidemica. Dunque potenziare la connettività di tutti gli istituti scolastici, ristrutturare e rendere salubri spazi scolastici per ridurre le “classi pollaio”, assumere insegnanti e efficientare dal punto di vista energetico le scuole, per favorire una didattica attiva e aperta al territorio, sono tutti investimenti che resterebbero alle scuole e alle comunità di appartenenza, anche dopo il virus.

Inoltre, è necessario potenziare già da oggi i trasporti e studiare fin da subito un piano di rientro al 100% efficace, non appena l’andamento del virus lo consentirà. Sarebbero tali interventi una forma di risarcimento per tutti gli studenti rimasti indietro in questi mesi e per quella normalità sottratta alle vite di tanti adolescenti e giovani. Non commettere lo sbaglio di spese non prioritarie (come ad esempio l’acquisto dei banchi a rotelle) è il minimo che possiamo promettere ai nostri figli. Quindi ci auguriamo che i 27,9 miliardi per “Istruzione e ricerca” – una delle sei missioni di Next Generation Italia nella seconda bozza – siano correttamente investiti a beneficio delle generazioni future, soprattutto per la componente destinata al “potenziamento delle competenze e diritto allo studio”.

Lavoro: qui ci giochiamo anche la dignità come esseri umani. La pandemia prima e le misure messe in atto dopo, hanno lasciato senza tutele tanti lavoratori atipici, intermittenti e con rapporti di lavoro “informali” in questo Paese. Rischiamo a marzo oltre un milione di nuovi disoccupati, oltre a chiusure di attività e fallimenti. Ci vorranno anni per riportare in equilibrio questa nostra Italia e ciò potrà avvenire solo con un ingente flusso di investimenti pubblici per far sì che la ripresa non sia troppo lenta e né differita nel tempo. La seconda bozza del Next Generation Italia destina complessivamente 6,7 miliardi alle “politiche per il lavoro”, all’interno della missione denominata “Inclusione e coesione”, forse non abbastanza per riparare a un tasso d’occupazione femminile vergognosamente lontano dalla media europea e da un tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, troppo elevato, appesantito dal calo su base annua dei contratti a termine e a somministrazione nelle sole imprese private, pari a -898 mila unità, secondo gli ultimi dati Inps-Uniemens

Digitalizzazione: assieme alla transizione ecologica, è la priorità strategica delle politiche concordate a livello europeo. Lo stanziamento per la digitalizzazione – rispettivamente della Pubblica Amministrazione e del sistema produttivo – cuba rispettivamente 11,3 miliardi e 26,6 miliardi nel Next Generation Italia. Sono una montagna di soldi. Fondamentale sarà quindi l’allocazione di tali risorse in progetti effettivamente utili allo sviluppo del Paese. 

Questa crisi ha aumentato le disuguaglianze sociali e territoriali; sempre più ampio rischia di essere il divario tra due velocità di reazione. Già si vede come il divario di partenza sia enorme al sud in termini di posti letto, di vaccini a disposizione per regione e di spesa pubblica pro-capite alle imprese e alle famiglie. La digitalizzazione diventerà quindi sempre più una delle parole chiave per vigilare e controllare la qualità della spesa e per stimolare gli Enti locali a portare a termine i loro programmi,  attraverso una trasparente tracciabilità della spesa pubblica. 

Il lavoro da fare è enorme e noi partiamo già fiaccati da una politica che non sembra all’altezza della gravità della crisi in atto. Ma come ha detto Brian Eno – membro dell’Advisory Panel di Diem25 – anche se la ricetta non c’è, é importante incominciare a cucinare, poi il piatto prenderà forma.

Patrizia Pozzo membro del Collettivo di Coordinamento di DiEM25

Antonella Trocino membro del Collettivo Nazionale di DiEM25

 

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