Referendum Atac: un’alternativa partecipativa

Quali sono i fattori che determinano il livello d’inclusività di una città?
Senza dubbio, l’entità delle risorse impegnate nel Welfare è un utile indicatore di quanto una città sia in grado di produrre processi d’ inclusione. Al di là degli indicatori di spesa per le prestazioni sociali, infatti, nei contesti urbani complessi, la spinta inclusiva dipende da una pluralità di politiche che, se sapientemente intrecciate, contribuiscono al benessere dei cittadini.
A Roma, nella grande metropoli espansa – figlia di uno sciagurato modello onnivoro di suolo e di socialità – il potersi spostare è un tassello fondamentale per assicurarsi il diritto a vivere la città. La qualità del trasporto pubblico locale, in tal senso, è quindi un “marcatore” del livello di inclusività della città.
Il referendum consultivo proposto da Radicali Roma e Radicali Italiani, che si terrà a Roma il prossimo 3 giugno, chiede ai cittadini di pronunciarsi sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico locale. E’ una campagna referendaria che parte dall’assunto che solo la concorrenza tra attori privati gestita dal Comune di Roma, possa garantire il miglioramento del – attualmente pessimo – servizio di trasporto pubblico della capitale.
Si tratta di una tesi nota, ma le applicazioni concrete di questa visione, pietra angolare del pensiero neoliberale, dimostrano tutta la fragilità dell’equazione “concorrenza tra privati” = “migliori servizi”.
Nella ritirata ormai pluridecennale dello stato dalle sue funzioni si è aperto lo spazio di un “mercato” che, bel lungi dal distribuire i fantomatici benefici previsti, ha scaricato sui cittadini solo i costi.
La logica della massimizzazione degli utili ha prevalso inevitabilmente sulla tenuta dei diritti di cittadini e utenti, creando inaccettabili distorsioni tra i servizi redditizi e quelli non in grado di produrre profitto.
Nel trasporto su rotaia, ad esempio, questa dinamica ha generato, nell’ultimo decennio, una riduzione dell’offerta, sia per qualità che per quantità, sulle tratte regionali e locali, a vantaggio delle grandi dorsali che collegano i principali centri urbani. La manutenzione e la sicurezza dei sistemi sono state gravemente compromesse, ed i terribili incidenti degli ultimi mesi ne sono la tragica dimostrazione.
Ora, immaginiamo di calare questo modello distorsivo in una città come Roma, e chiediamoci cosa potrebbe accadere nelle già malamente servite periferie urbane.
Noi pensiamo che il trasporto pubblico sia una leva potente per ricucire il tessuto sociale della città, consentendo ad anziani, giovani, migranti, e in generale alle fasce sociali a basso reddito di spostarsi, lavorare, studiare, o semplicemente passeggiare.
Il nostro NO al referendum, tuttavia, non vuole limitarsi ad esprimere la contrarietà ad una proposta che non condividiamo. Vogliamo che sia un’opportunità per aprire nella città, tra le forze sociali, sindacali, i singoli cittadini, una discussione aperta e profonda sul modello di trasporto locale, sul ruolo del Comune e sugli investimenti necessari. Pensiamo che sia il momento di aprire una riflessione partendo da alcuni punti fermi:

  • Il diritto alla partecipazione alla vita di una comunità passa anche attraverso un sistema di trasporto pubblico che sia inclusivo e accessibile per tutte le fasce più deboli;
  • La struttura di gestione del trasporto pubblico deve dotarsi di un sistema di governance aperta che consenta ai cittadini di partecipare alle scelte;
  • Il trasporto pubblico deve essere orientato alla qualità del servizio erogato ai propri utenti e alla qualità delle condizioni di lavoro di chi in esso opera;
  • Il trasporto pubblico deve essere sostenibile. E’ necessaria una sua profonda riconversione ecologica.

 
Se la democrazia risulta essere assente, allora come DiEM25 Lazio reagiremo di conseguenza: riporteremo nelle mani delle cittadine e dei cittadini il dibattito sul servizio pubblico, al fine di rielaborare democraticamente un’alternativa, un percorso e delle proposte concrete per la gestione di ATAC.
In questo senso, DiEM25 Lazio organizzerà due assemblee consultive su questo tema: una agli inizi di maggio e l’altra nei giorni immediatamente precedenti al referendum. Cercheremo di armonizzare il contributo di degli esperti sul tema con le necessità giornaliere dei cittadini e delle cittadine romane fornendo un quadro di riferimento europeo dato dalle battaglie e dalle soluzioni avanzate da DiEM25.
Facciamo riferimento al modello di “European Green Transition Works Agency” proposto dal New Deal per l’Europa (link) il quale, potrebbe rappresentare quel cambio di passo – di cui c’è un gran bisogno – nell’ormai stantio dibattito tra “pubblico” e “privato”.
Questo percorso democratico – che non s’interromperà alla data del referendum ma continuerà anche nei mesi successivi – ha la finalità di rielaborare delle proposte concrete per la città di Roma e una prassi politica per realizzarle con determinate tempistiche. Con gli strumenti democratici e di dialogo che abbiamo a disposizione cercheremo di creare un’alternativa che abbia un senso e una direzione. Il nostro NO al Referendum non è una risposta fine a se stessa ma deriva da una declinata critica dell’esistente e da un’ostinata ambizione di voler cambiare questo stato di cose.
Per chi fosse interessato a mandarci delle proposte o a prendere parte all’iniziativa, può contattare Federico Mento, coordinatore del collettivo territoriale organizzativo su ATAC: [email protected]
Per informazioni più generali sulle attività del centro regionale scrivere a: [email protected]
 
A presto e carpe DIEM!
Il Coordinamento Regionale Provvisorio DiEM25 – Lazio

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