Radicale è globale

Il problema del pensiero ‘radicale’, spesso, è quello di restare schiacciato tra opzioni binarie: pro o contro, tutto o niente. Detto in altri termini, finisce vittima del divide et impera. Il caso dei sovranismi in generale e dei loro riflessi di sinistra in particolare è lampante.
Che l’euro sia stato progettato e realizzato male è un fatto; che la UE soffra di un enorme deficit di rappresentanza e di ‘democrazia’ è sotto gli occhi di tutti.
Che la soluzione a questi problemi enormi sia ‘rompere i trattati’, viralizzare la ‘Brexit’, disarticolare tutta la UE è, invece una follia.
Forze politiche che a stento superano la soglia di sbarramento del 4% e si dicono democratiche pretendono di reggere l’urto di un collasso della UE.
L’infantilismo che affligge la sinistra, in Italia più che altrove, risiede proprio in questo assurdo delirio ideale e nel conseguente scollamento da qualsiasi pragmatica politica. L’elettore non è stupido.
Se un’architettura che governa su 500 milioni di Europei non funziona, gettarla alle ortiche con tutto ciò che ne consegue per gli stessi 500 milioni, non è la risposta: gli effetti sarebbero semplicemente non governabili e creerebbero un enorme buco nero dove la democrazia e con essa la pace verrebbero inghiottite: la UE va riparata. Dobbiamo promuovere il ‘riuso’ delle istituzioni.
La UE e per estensione tutte le istituzioni ‘super statali’ come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’ONU, ecc.. sono nate all’indomani del secondo conflitto mondiale nell’intento di dare al mondo una nuova civiltà giuridica e politica per realizzare un progresso di pace, diritti e sviluppo che mettesse fine al pericolo che un delirio di nazionalista e tirannico come quello tedesco potesse ripetersi nella storia. I nuovi diritti universali sono altrettanto importanti che la scoperta di una nuova cura contro un male considerato fino ad oggi inguaribile: sono progresso della scienza politica.
Certo non si può dire che sempre tutto abbia funzionato come doveva. Il FMI e La BM all’indomani di Bretton Woods sono state ‘dirottate’ verso un neoliberismo rapace ed imperialista, lasciando le proposte di J.M Keynes cadessero nel dimenticatoio, permettendo al capitalismo estrattivo e finanziario di porre le basi per l’ennesimo ciclo di crisi che ha generato bagni di sangue.
Il pensiero ‘radicale’ questa analisi l’ha fatta da tempo, correttamente, e da tempo ha messo in campo lotte importanti, sacche di resistenza che faticano a reggere l’onda d’urto dei populismi che si stanno facendo braccio armato degli interessi del capitale in crisi.
Non c’è un blocco sociale con una massa critica sufficiente a sostenere questo impatto, né si intravvede all’orizzonte, un elemento davvero coagulante delle lotte che anzi vanno ‘localizzandosi’ sempre di più, fino a giungere alla difesa disperata e di retroguardia.
Ecco allora l’importanza di ‘impadronirsi’ delle Istituzioni Super Statali e riorientarle alla difesa delle persone e di una economia sostenibile e sociale.
Istituzioni internazionali pensate per confrontarsi e regolare le Super Potenze in conflitto e che vanno, semmai, rafforzate perché sono le uniche in grado di resistere e negoziare con le forze economiche che hanno sviluppato un ‘sistema nervoso globale’ in grado di fare pressione sugli Stati attraverso leve giuridiche, finanziarie e militari. Istituzioni che vanno usate per mettere in campo politiche di resistenza e difesa.
Non è indebolendo ‘il diritto pubblico’ internazionale, smantellando le istituzioni che lo producono, che si possono fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte: clima, energia, economia solidale, migrazioni e resistere ala volontà divoratrice degli interessi privati che, per la prima volta nella storia, hanno la concreta possibilità di imporsi ‘legalmente’ uccidendo definitivamente la democrazia come categoria politica.
È in atto un tentativo di ‘privatizzazione’ del diritto pubblico.
La proliferazione di trattati bilaterali per investimenti ed accordi commerciali basati sull’Investor-state dispute settlement (in sigla: ISDS; traducibile in italiano come Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato) è la nuova frontiera sulla quale si sta preparando un nuovo dominio del capitale privato. Il TTIP, CETA ecc… sono in fase avanzata di negoziazione e per fermali bisogna sedersi ai tavoli di negoziazione.
Sgretolare istituzioni internazionali in cui invece sarebbe possibile trovare la composizione di interessi politici comuni, rappresentati da istituzioni democratiche, rischia di avviare una stagione di trattative bilaterali, con 10, 100, 1000 ‘Brexit’, tra governi nazionale strozzati finanziariamente un una miriade di soggetti portatori di interessi privati è il modo migliore per garantire a questi interessi una vittoria schiacciante.
La battaglia va combattuta per conquistare gli spazi democratici e di rappresentanza in seno alla UE e agli altri organismi internazionali per poi modificarne l’architettura in senso democratico.
Questa è la battaglia per un ideale in pericolo più alto di qualsiasi altro interesse: la democrazia
Questo è l’obbiettivo del Green New Deal, della Progressive Agenda di DiEM25 e di European Spring, per questo stiamo dialogando con tutti coloro che si riconoscono a livello globale in questo ideale di politica che rilancia su scala planetaria il tema della democrazia.
Per questo chiediamo unità, coraggio e visione politica di ampio respiro e lungo periodo . Per questo vogliamo riscrivere la storia del dopoguerra e difendere la democrazia nel mondo. La democrazia non si esporta a suon di bombe ma si conquista nei parlamenti e negli organi di governo.
Fabio Masetti
Assemblea Nazionale Ala Elettorale DiEM25

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