Draghi il keynesiano condona gli evasori per combattere la povertà

Il 19 Marzo Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo Chigi per presentare il Decreto Sostegni contenente il condono più alto degli ultimi cinque anni.

Mentre i 32 miliardi di stanziamento per il decreto erano stati individuati da Giuseppe Conte, a tre mesi dall’ultimo Decreto Ristori il governo dei migliori, in netto ritardo sulle tempistiche, ha presentato la sua “Risposta significativa, molto consistente alle povertà”.

Forza Italia e Lega avevano inizialmente chiesto  l’annullamento in indiscriminato dei debiti verso l’erario non riscossi tra il 2000 e il 2015. Nel decreto emanato in Gazzetta Ufficiale il 22 Marzo sono annullati i crediti fiscali di importo residuo di 5’000 euro per persone fisiche e non, che presentavano nel 2019 un reddito imponibile non superiore ai 30’000 euro. Il condono più alto degli ultimi anni, come stima Skytg24 si tratterebbe di 58 miliardi di debiti verso lo stato annullati.

Se la squadra di Conte era stata derisa dai più per il motto “Aboliremo la povertà” associato al reddito di cittadinanza, questa volta in pochi hanno contestato a Draghi la “risposta significativa alla povertà” che in sostanza non è altro che un condono. Piuttosto, i media sono riusciti a trovare un ulteriore motivo di santificazione del nostro, elogiando la sua franchezza quando altri governi attribuivano all’annullamento delle cartelle esattoriali epiteti romantici come Pace Fiscale.

Risposta significativa alle povertà? Draghi, “Le parole sono importanti!”

Le statistiche preliminari del 4 Marzo 2021 hanno un titolo poco rassicurante: Nel 2020 un milione di persone in più in povertà assoluta. La povertà assoluta è calcolata considerando il valore monetario di un paniere di beni e servizi essenziali. Per fornire un esempio, una famiglia di Milano composta da due genitori e due figli ha una soglia di povertà assoluta di 1’578 euro al mese. Secondo l’ISTAT sono 335 mila, di cui il 61% residenti al Nord, le famiglie entrate in stato di povertà assoluta dal 2019 al 2020.

C’è anche un’altra forma di povertà in aumento negli ultimi anni, quella dei senzatetto, su cui abbiamo pochi dati. L’ultima indagine ISTAT risale al 2015, anno in cui sono state stimate 50’724 persone senza fissa dimora in tutta Italia, quasi il 40% tra Milano e Roma .

Il 2021 si è subito aperto con denunce pesantissime: a gennaio 9 morti da congelamento per le strade di Roma, a febbraio un uomo di 75 anni morto per il freddo a Milano. Cosa ha fatto lo stato per queste categorie di poveri in piena pandemia? Le multe. Non sono mancate le notizie surreali di sanzioni da 400 euro a senza tetto.

Nel frattempo, gli italiani hanno mostrato solidarietà in tutti i modi possibili: famosa l’iniziativa dei cesti sospesi dai balconi con viveri essenziali, come anche i numerosi forni e negozi alimentari che hanno messo a disposizione della strada grandi cesti con pane, acqua, mascherine. Ci sono luoghi che hanno cambiato forma per aiutare i più vulnerabili. È il caso di un circolo Arci a Roma che si è trasformato in uno spazio di accoglienza notturna e che secondo l’Ansa ha stimolato un vortice di solidarietà nel quartiere. Questa è la povertà che Mario Draghi intende contrastare con l’annullamento delle cartelle esattoriali?

Altro che Keynes

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, in un incontro con la testata Bloomberg ha annunciato che nei prossimi trimestri, con la ripartenza dell’attività economica, anche gli aiuti da parte del governo saranno ridotti. Nel lento ritorno alla “normalità” con un’economia ancora fragile e le aspettative degli italiani sotto le scarpe, come mostrano i dati e come dichiara Confimprese, il governo lascia intendere che cassa integrazione, blocco dei licenziamenti e ristori alle attività commerciali saranno interrotti. Nella “normalità” del governo Draghi i cittadini lottano da soli per la sopravvivenza.

Secondo gli insegnamenti dell’economista britannico John Maynard Keynes, le famiglie meno abbienti sono quelle con la più alta propensione al consumo, per cui agevolazioni nei loro confronti si trasformano subito in domanda aggregata e crescita economica. Il condono, invece, sembra essere la meno efficace tra le riduzioni fiscali, e alcuni studi scientifici suggeriscono di evitare tale misura poiché comporta inutili ulteriori costi per lo stato. Inoltre, secondo uno studio della Banca d’Italia, in assenza delle misure di protezione sociale, le disuguaglianze nel nostro paese sarebbero aumentate drasticamente con effetti drammatici.

Il Presidente del Consiglio ci aveva ripetuto più volte il mantra dei debiti buoni-debiti cattivi, senza mai fornirci esempi pratici. Finalmente i nodi vengono al pettine

Condono fiscale = Debito buono.

Non è chiaro però come il condono dovrebbe favorire il contrasto alla povertà. In particolare:

1- Non si capisce in che modo l’annullamento delle cartelle dovrebbe portare soldi in tasca a cittadini e famiglie che arrancano ad arrivare a fine mese o vivono sotto la soglia di povertà assoluta. Tanto più se consideriamo che la maggior parte dei crediti sono inesigibili come ha detto lo stesso Draghi, e quindi i debitori sono deceduti, falliti o non hanno intenzione di pagare. 

2- In che modo il condono presente nel Decreto Sostegni va incontro a chi ha sofferto economicamente a causa della pandemia, se le cartelle esattoriali annullate appartengono al decennio 2000-2010?

3- È vero che è presente un tetto reddituale per beneficiare del condono. Siamo certi però che il governo sia consapevole che l’evasione fiscale in Italia si manifesta non solo con il mancato pagamento delle imposte, ma anche con dichiarazioni dei redditi fraudolente e dipendenti irregolari, comportamenti che generano esternalità negative nella nostra società e nell’economia.

Le perplessità aumentano ancora di più se si pensa alle parole del consigliere dell’attuale Ministro Renato Brunetta, Carlo Cottarelli, il quale in passato aveva espresso un parere molto negativo sul condono proposto dal governo precedente, definendolo come “una delle peggiori tradizioni della nostra economia”.

Le incoerenze di Draghi

Il decreto prevede una riforma della riscossione dei crediti per contrastare l’evasione fiscale che dovrebbe essere presentata entro 60 giorni. Intanto però i dubbi restano. Ad esempio, perché il Premier vuole eliminare il cashback? La relazione 2020 del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, segnalava che “l’analisi di tipo microeconomico conferma l’esistenza di un nesso causale tra l’incremento del gettito IVA e l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica”.

Sempre su spinta di Forza Italia e Lega, Draghi sembra essere intenzionato a cancellare una forma di incentivo alla fatturazione elettronica.

L’economia di cui Draghi e Cottarelli sono paladini nulla ha a che fare con Keynes, come stampa e commentatori volevano farci intendere. L’ossessione contro il deficit e l’annullamento dei crediti fiscali, sono perfetti esempi di come il governo intenda limitare l’intervento dello stato nell’economia. Così in piena pandemia viene detto ai cittadini che per contrastare la povertà saranno annullati debiti e sanzioni agli evasori fiscali. Per la teoria economica che segue il governo, più spesa dello stato oggi significa più tasse domani. Il colmo sarà quando Draghi annuncerà che per pagare il deficit di oggi (di cui il condono fa parte) dovranno essere aumentate le tasse per tutti. D’altronde lo dichiarava lui stesso nel 2010: “Il condono è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga, riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti”. E aveva ragione, tagliare le tasse agli evasori fiscali non genera crescita in una situazione di crisi profonda, né può essere di aiuto per contrastare la povertà. Per chi non pagava le tasse, l’annullamento del debito fiscale non costituisce un sollievo o uno stimolo al consumo/investimento, poiché quei soldi mai sarebbero entrati nelle casse dello stato.

Keynes diceva: “Sfuggire alle tasse è l’unica impresa intellettuale che offra ancora un premio”. Il premio però è pagato dalla comunità a beneficio dei meno onesti.

Se Draghi fosse davvero un keynesiano stimolerebbe ulteriormente la spesa in consumi delle famiglie poco abbienti, dando una spinta alla domanda aggregata e alimentando aspettative rassicuranti per una rapida ripresa, tramite politiche coerenti con il principio di eguaglianza sostanziale presente nella Costituzione italiana. Con l’ultimo decreto ha invece optato per una misura iniqua che apre ulteriormente all’azzardo morale nell’ambito dell’evasione fiscale.

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