“La disuguaglianza economica è un fenomeno ormai fuori controllo. Nel 2019 i miliardari della Lista Forbes (solo 2.153 individui) possedevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone.”
Così inizia il rapporto appena pubblicato da Oxfam sulle disuguaglianze.
Sono numeri che fanno impallidire e arrabbiare, perché sono numeri come questi a dirci che c’è qualcosa che non va nel nostro mondo. La tendenza è sempre più accentuata e vertiginosa: sempre più ricchezza è concentrata in sempre meno mani. Mentre miliardi di donne e uomini lottano per sopravvivere, per poter accedere alle cure di cui hanno bisogno, per potersi pagare una casa, per poter vivere una vita felice che non sia fatta di turni alienanti e salari da fame, pochissimi uomini al vertice della piramide sociale globale detengono più del doppio della ricchezza di 6,9 miliardi di persone.
Mentre il 99% si impoverisce e viene sfruttato, il top 1% accumula ricchezze infinite grazie ad un sistema malato fondato sullo sfruttamento.
Il rapporto evidenzia anche un importante fattore legato alla concentrazione di ricchezza di quell’1%: la loro ricchezza non è frutto di lavoro. Alcune stime ci dicono che 1/3 della ricchezza dei miliardari è infatti frutto di eredità. A questo si aggiunge il fatto che una volta consolidate quelle eredità e patrimoni, il denaro si moltiplica da solo grazie all’economia finanziaria. Come disse il business man Edgar Bronfman: “Trasformare $100 in $110 è lavoro. Trasformare $100 milioni in $110 milioni è inevitabile”.
Il quadro finale è quello di una sorta di nuova aristocrazia che accumula senza alcun merito sempre più ricchezza andando a minare le fondamenta democratiche della nostra società. Queste disuguaglianze sempre più insostenibili non sono un problema solo a livello socio-economico, ma anche a livello ambientale.
Un altro rapporto Oxfam ci dice infatti che la metà più povera della popolazione globale è responsabile di appena il 10% delle emissioni globali e vive nei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, mentre il top 10% del mondo è responsabile di circa il 50% delle emissioni globali.
Questione sociale e questione ambientale sono dunque indissolubilmente collegate.
Occorre agire ed agire subito prima che sia troppo tardi. Ma soprattuto occorre agire secondo giustizia: una giustizia sociale affinché il 99% possa emanciparsi e riottenere il controllo democratico sulla propria vita abolendo l’aristocrazia del top 1%, una giustizia climatica affinché non siano le persone comuni o quelle più povere a pagare per il cambiamento climatico, bensì i veri responsabili della stragrande maggioranza dell’inquinamento che in questi anni si sono arricchiti distruggendo il nostro ecosistema.
Secondo queste due linee guida è nato e agisce DiEM25, che con il suo Green New Deal punta a dare una vera speranza a chi pensa che non si possa più andare avanti così, a chi pensa che un vero cambiamento della nostra società non sia solo auspicabile, ma necessario.
Il nostro Green New Deal punta a definire le coordinate per un nuovo modello di sviluppo per l’Europa, per affrontare i problemi del nostro tempo in maniera razionale ed efficace ad un livello transnazionale, perché solo così, uniti nella solidarietà e nella fratellanza degli oppressi, potremo trasformare quella speranza nel nostro futuro.
Vogliamo porre fine al dominio incontrastato del top 1% per riconsegnare il potere politico ed economico alla maggioranza del 99% e attuare una democrazia materiale in cui tutte e tutti possano avere una vita in cui poter perseguire la propria felicità individuale.
Vogliamo che l’Unione Europea diventi leader nella lotta al cambiamento climatico promuovendo con massicci investimenti una conversione green dell’economica, proteggendo al contempo la classe lavoratrice e creando nuovi posti di lavoro.
In un mondo che nega i diritti, noi vogliamo riaffermarli e rilanciarli: il diritto alla salute, a una casa, all’istruzione, a un lavoro dignitoso e con una giusta retribuzione, all’asilo sicuro e all’accoglienza, il diritto a un pianeta sano dove poter crescere e avere un futuro.
Il nostro programma è certamente ambizioso, ma è in periodi bui come i nostri, fatti di odio, nazionalismi e guerre contro i più poveri, che l’ambizione della maggioranza unita nella lotta per il cambiamento può diventare la forza in grado di muovere in avanti le lancette della storia verso un futuro più giusto.
Nicola Humar, DSC Trieste 1
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