Dal 2008 il numero di persone che vivono nelle città è maggiore di quello di quante non ne vivano nelle campagne. Entro il 2030 ci saranno 5 miliardi di persone nelle città. Dunque l’urbanizzazione è uno sviluppo pianificato. In quale direzione questo piano evolverà e chi avrà diritto di parola in tale sviluppo è un’altra questione. Proprio per questo il gruppo attivista DiEM25 Berlino ha dedicato il primo “DiEM-Lab” al tema “Costruire Città Ribelli”.
 
Costruire Città Ribelli
 
Il concetto teorico di “città ribelli” risale al libro “Il diritto alla città” (1968) del filosofo francese Henri Lefebvre. Il nome “città ribelli” è dovuto al sociologo David Harvey che fece risalire lo sviluppo urbano al flusso monetario globale. I progetti su larga scala come l’Elbphilarmonie ad Amburgo o l’aeroporto di Berlino-Brandeburgo, per esempio, sono costruiti in grandi città perché i fondi internazionali sono alla ricerca di investimenti che portino profitto. Secondo lo studio di Harvey tali investimenti sono indice della bolla immobiliare e della crisi economica.
 
Inoltre, il libro “Città Ribelli” mette in luce gli aspetti sociali delle comunità urbane. Chi fa ricerca sulle città, come Andrej Holm e Dirk Gebhardt, dimostra che la questione verte “sull’uso concreto degli spazi urbani…e l’accesso ai dibattiti politici e strategici rispetto ai futuri percorsi di sviluppo”. All’inizio del “DiEM-Lab” Martin Pairet, attivista di DiEM25 e membro dell’organizzazione European Alternatives, ha richiamato l’attenzione su quanto si possa dimostrare promettente il concetto di “città ribelli”. Ci sono diverse possibilità per renderlo realtà. Per esempio Barcellona e Napoli hanno la forma di città ribelle. Entrambi i comuni formano il loro “Lab” con la loro storia ed esperienza e soprattutto con la loro specifica popolazione. E Berlino?
 
Mentre la privatizzazione dell’acqua è stata fermata a Napoli e l’amministrazione comunale sta organizzando la distribuzione dell’acqua autonomamente, anche la gente a Berlino richiede uno sviluppo diverso. Lisa Vollmer fa ricerca sulle proteste per il diritto alla casa a Berlino e New York e ha rappresentato il gruppo “Città dal Basso” (“City from Below”) al “DiEM-Lab”. Nella sua presentazione Lisa ha dato molte informazioni su eventi politici recenti e sulle lotte quotidiane rispetto all’aumento degli affitti, proprietà pubblica e sfratti.
 
Una città dal basso
 
Al momento il gruppo si sta occupando principalmente del cosiddetto “Dragoner-Areal” un ex compound militare a Friedrichshain-Kreuzberg. La richiesta è che l’area, in quanto “zona aperta del centro città”, venga sviluppata secondo gli interessi dei fruitori locali. Ma i 4,7 ettari sono già stati assegnati nel 2012, dopo un’asta al massimo rialzo che ha portato ad un’offerta di circa 21 milioni di euro fatta all’Istituto per i Beni Immobiliari Federali dall’investitore ABR German Real Estate. L’investitore stava pianificando una serie di appartamenti occupati da proprietari di lusso, edifici cooperativi e nuove costruzioni. Secondo il piano regolatore lo sviluppo del piano di costruzione deve tenere in considerazione l’insieme di tutti gli interessi con accuratezza e imparzialità.
 
Soprattutto ciò che deve essere considerato è la partecipazione ampia del pubblico e di tutte le parti interessate. Ma il distretto di Friedrichshain-Kreuzberg non voleva seguire tutti questi passaggi, il che ha portato l’ABR German Real Estate a ritirare l’offerta di acquisto per l’area.
 
Di conseguenza i residenti hanno espresso “seri dubbi circa la promessa di avere appartamenti a prezzi accessibili provenienti da un investitore privato” attraverso una procedura partecipativa. La risposta dell’Istituto per i Beni Immobiliari Federali fu quella di indire una nuova asta. Tra chi affitta casa a Berlino (il 60% dei residenti ha diritto a case popolari) c’è però un altro gruppo le cui condizioni abitative sono precarie: i migranti.
 
Pluralità Urbana
 
Max Hoßfeldt dell’iniziativa “Restituisci qualcosa a Berlino” (GSBTB) ha presentato il lavoro della sua organizzazione al “DiEM-Lab”. Appena cinque anni dopo la sua creazione, GSBTB è la più grande piattaforma per le iniziative di vicinato e impiego sociale a Berlino. GSBTB è dedha l’obiettivo di far lavorare insieme la grande comunità migrante di Berlino. GSBTB ha centinaia di volontari da più di 60 paesi. Questi variano da ultra-abbienti ai rifugiati che chiedono di “essere coinvolti”. Questo è un appello rivolto a tutte le persone che vivono a Berlino per creare comunità e sviluppare progetti sociali. Ci sono già oltre 60 progetti riguardanti diversi temi, quali i centri per i senza fissa dimora, programmi di tutoring o lavoro creativo per bambini. Oggi GSBTB conta più di 14.000 partecipanti all’anno per i suoi progetti con i rifugiati.
Christoph Wiedemann ha presentato una diversa prospettiva sul tema della fuga e della migrazione. È stato responsabile di un progetto di accoglienza di emergenza per circa 180 rifugiati maschi a Berlino. Ha raccontato dell’esperienza di auto-organizzazione e auto-amministrazione all’interno del centro di accoglienza. Alcuni abitanti hanno discusso per darsi proprie regole e applicarle, mentre altri erano dell’idea che, avendo in mente i sistemi autocratici dei loro paesi di origine, dovesse essere l’organizzazione del centro a dare e applicare le regole. Christoph ha sottolineato come i rifugiati non siano un gruppo omogeneo e come abbiano opinioni politiche molto diverse. Motivo per cui le alleanze tra persone democratiche e progressiste con e senza esperienze di migrazione sono importanti.
Costruire Città Ribelli?
Gli organizzatori del “DiEM-Lab” erano entusiasti dell’evento. Johannes Fehr, coordinatore del Collettivo Spontaneo DiEM25 (DSC) 1 a Berlino, ha ritenuto l’evento molto utile. Ha detto di aver imparato come la “Città dal Basso” stia lavorando e stia mettendo alla prova le istituzioni municipali. Johannes ha sottolineato l’aspetto del lavorare insieme e soprattutto il fatto che “i rifugiati debbano avere il diritto di voto” e che “le istituzioni impegnate nella politica municipale dovrebbero diventare più democratiche”. Anche un altro attivista di DiEM a Berlino ha lodato il “mix” di input così come l’atmosfera dell’incontro. Tutti i partecipanti hanno potuto concludere che diritti di maggiore partecipazione per i rifugiati sono necessari e che molte iniziative urbane necessitano di rappresentanza politica. Per il futuro, ciò che DiEM25 può imparare è che lo specifico carattere europeo del movimento è il suo principale vantaggio. I problemi urbani sono presenti in tutte le città europee, ancora meglio in tutte le città nel mondo. Mettere insieme questi problemi e coordinare soluzioni sarà un compito enorme per il nostro futuro.
 
DSC Berlino
 
Traduzione di Elettra Repetto / Collettivo Traduttori DiEM Italiano