DiEM25: terza via fra sovranismo e austerità

Aria nuova nel Vecchio Continente. DiEM25, il primo movimento politico paneuropeo fondato dall’ex ministro greco Yanis Varoufakis, prende sempre più piede all’estero così come in Italia.
“L’Europa deve essere aggiustata, non distrutta”. Questo è il principio, una terza via che libera il dibattito pubblico da tempo schiacciato fra l’incudine di un neoliberismo votato al Dio Austerity e il martello distruttivo dei movimenti di estrema destra.
Una terza via che piace e che ha raccolto in pochi mesi decine di migliaia di iscritti.
Smembrare l’UE è stata dipinta per anni come una scelta finalizzata a favorire gli stati sovrani ma è evidente che in un mondo globalizzato nessuna piccola economia possa competere con il resto del mondo e una eventuale disgregazione non potrà che tradursi inevitabilmente in un indebolimento. Da cui nessun europeo trarrebbe vantaggio.
D’altra parte nemmeno i più ferventi europeisti difendono davvero la Comunità Europea: sordi alle sofferenze dei ceti sociali colpiti dalla crisi e proni ad una visione disegnata intorno agli interessi della finanza, non sono stati in grado di proporre un modello politicamente sostenibile e hanno perso definitivamente credibilità di fronte all’elettorato.
C’è una nuova internazionale che nasce dal basso e conquista terreno. In seno al collasso dell’UE si cela un inganno illegittimo: un processo decisionale, fortemente politico, opaco e imposto dall’alto viene presentato come “apolitico”, “tecnico”, “procedurale” e “neutrale”. L’obiettivo è impedire agli europei di avere il controllo democratico su denaro, finanza, condizioni lavorative e ambiente. Dalla proposta politica di Varoufakīs è nato in Europa un movimento che propone un’alternativa, l’ultima disponibile prima della disintegrazione: la democratizzazione delle istituzioni europee.
Procedure decisionali più trasparenti uniti a politiche economiche e sociali sostenute dagli Stati in modo coordinato rifiutando protezionismo e muri. Alla stesura delle proposte hanno partecipato esperti e cittadini da tutta Europa. Ambiente e ridistribuzione delle ricchezze sono due cardini del New Deal proposto da Diem: questioni che ogni giorno diventeranno sempre più attuali e che non trovano spazio né nelle retoriche populiste né in quelle neoliberiste.
Movimenti, associazioni e partiti in tutta Europa hanno aderito al progetto e l’onda che chiede maggiore democrazia e unità al Vecchio Continente ha da poco travolto anche l’Italia.
L’alternativa è l’addio al processo di integrazione e alla pace che l’UE ha saputo garantire per oltre settant’anni, la fine di un progetto politico e il ritorno a tensioni internazionali.
Date queste premesse vale la pena provarci.

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