Alle elezioni presidenziali francesi ha vinto Emmanuel Macron. Come ci ha ricordato il nostro co-fondatore Yanis Varoufakis, ora è già il momento di cominciare a fare un’opposizione senza sconti al nuovo presidente, emanazione di quella classe dirigente che fino ad oggi ha governato a colpi di austerity e demolizione dello stato sociale e alla quale non dobbiamo più permettere di continuare a distruggere le nostre vite.
Ha vinto l’Europa, titolano molti quotidiani in Italia e all’estero, offrendo una semplificazione dannosa che è la vera ragione dell’emergere delle destre populiste in tutto il continente. Perché non ha certo vinto quell’Europa del progresso, dell’accoglienza, dell’opzione ecologica e del garantismo sociale in cui crede DiEM25 e che può e deve essere l’unica soluzione alla crisi ciclica che stiamo vivendo da oramai dieci anni. All’Europa di Emmanuel Macron noi opponiamo l’Europa del New Deal.
Alle elezioni presidenziali francesi ha vinto Emmanuel Macron, con una percentuale (65,8%) che più alta di tutti i suoi predecessori, escluso il secondo mandato di Jacques Chirac che al ballottaggio trionfò con l’82%. Come allora, lo sfidante era un Le Pen. Ieri Jean Marie, oggi Marine. Come allora, la Francia progressista al secondo turno ha votato in massa turandosi il naso per il “meno peggio”. Ma questa strategia si è esaurita nelle urne. Da oggi comincia l’opposizione a Macron, da oggi comincia la battaglia per le elezioni legislative dell’11 e 18 giugno, il vero banco di prova per il fronte progressista francese.
Come sappiamo, se al primo turno Benoît Hamon e Jean-Luc Mélenchon avessero trovato un accordo, oggi staremmo a raccontare l’esito della sfida tra un fronte progressista e il populismo di estremo centro macronista. Ma così non è stato. Il Partito Socialista si è diviso ed è crollato sotto il peso delle politiche fallimentari di Hollande, lasciando a un candidato che aveva un programma anche interessante un misero 6%. La France Insoumise ha ottenuto un risultato ottimo (19,6%) ma non sufficiente, e nonostante Mélenchon abbia preferito non dare indicazioni di voto per il ballottaggio, nei dipartimenti in cui ha vinto al primo turno al secondo turno ha stravinto Macron. Da qui bisogna ripartire per le elezioni legislative.
Le proiezioni indicano una crescita esponenziale del Front National, un ingresso trionfante in Parlamento del nuovo partito En Marche!, un crollo verticale dei socialisti, una tenuta della sinistra. Insieme a una dura opposizione sociale, a partire dalle imminenti elezioni legislative deve necessariamente cominciare la costruzione di un fronte progressista capace di indirizzare le politiche del nuovo presidente.
Quello che ci hanno detto queste elezioni presidenziali francesi è infatti che il sonno della ragione delle politiche di austerity e distruzione dello stato sociale propinate da Hollande, e che Macron sembra intenzionato a riproporre, genera i mostri alla Le Pen. Un parlamento di stampo macronista ci porterebbe, dopo i grandi auspici di cambiamento iniziale, a null’altro se non una riedizione delle politiche fallimentari già sperimentate in passato. E tra cinque anni, una volta che sarà dimostrato per l’ennesima volta che questo sistema non funziona più, dritti nelle braccia dell’estrema destra xenofoba.
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