Alcune cose da sapere

FAQ

Lo ripetiamo ad ogni occasione: non siamo l’ennesimo partitino di sinistra! Dopo 6 anni di lavoro come movimento e radicamento in tutta Europa e oltre, dopo aver fondato la Primavera Europea nel 2019 per unire i partiti di sinistra in tutta Europa sotto lo stesso programma e l’Internazionale Progressista col Sanders Institute nel 2020 per includere nella battaglia i movimenti e i partiti del Sud America, dell’Africa e dell’Asia, abbiamo capito che i militanti e i cittadini di sinistra erano entusiasti di una vera visione coerente e di ampio respiro per il futuro, ma i singoli partiti a livello nazionale si perdevano in logiche locali e tatticismi personalistici, deludendo i propri votanti e fallendo nel dare rappresentanza a chi ne aveva bisogno. MERA25 non è un altro partito di sinistra, è LO STESSO PARTITO in ogni nazione per poter portare avanti la lotta che deve essere una, coerente e coraggiosa per poter riuscire a cambiare la nostra società, coordinata per essere combattuta in tutti i diversi luoghi decisionali che decidono delle nostre vite. Siamo una moltitudine di attivisti che si aiutano da ogni angolo del continente, con risorse, lavoro, idee, mostrando spontaneamente quella solidarietà transnazionale europea che l’Unione Europea non è stata mai in grado di mettere in piedi. Siamo un progetto che viene da lontano, non un cartello elettorale messo in piedi a pochi mesi dalle elezioni per poter passare la nottata che è formato e guidato da attivisti, membri e volontari dell’associazionismo e del terzo settore e che ha come unico impegno quello di andare lontanissimo, non di portare a casa un paio di seggi per poter salvare la dirigenza e il notariato di partito di turno.
Il movimento 5 stelle ha avuto il pregio di saper intercettare un ampissima fetta di italiani che viveva lo status quo come insopportabile, per via del disagio creato da questo sistema sempre più fallimentare, sia economico che politico. Per farlo però, e per massimizzare il proprio risultato, ha concentrato tutto sulla protesta e si è spogliato di qualsiasi sistema di valori in grado di disegnare una società per il futuro. E’ difficile non guardare indietro all’ultima legislatura e notare come il Movimento sia stato l’unico partito sempre al governo per tutta la sua durata (a parte gli ultimi 2 mesi): se c’è bisogno di pelo sullo stomaco per governare e scendere a compromessi ieri con Salvini oggi con Letta e dopodomani con Draghi, è tristemente anche vero che hanno davvero poco per mostrare che ne sia valsa la pena. Oggi, con Meloni al governo, riparte uno squallido teatrino mediatico sulla pelle dei migranti che muoiono nel mediterraneo, un teatrino ben collaudato e rodato durante un governo chiamato Conte I. Siamo un movimento e - da oggi - un partito che ha un’idea chiara, una prospettiva limpida di cosa vuole, a che mondo aspirare, da che parte stare e non una protesta fine a se stessa che messa alla prova della realtà del mondo perde tutta la sua coerenza e consistenza, che di lunedì sta con Bolsonaro e Martedì con Lula, che fuori dai confini nazionali non sa chi allearsi, tanto uno vale l’altro, che posto di fronte a nuove sfide si scioglie come neve al sole.
Siamo esattamente all’opposto. Nasciamo come movimento nel 2016 come risposta alla infausta gestione della crisi del debito greco fatta dalla Troika e dalle istituzioni della UE, che ha falcidiato la società, l’economia e la democrazia greca. L’europeismo come lo conosciamo dai mass media consiste nel cieco supporto alle istituzioni europee, che tutt’oggi governano forti di un importantissimo gap democratico, di cui il Partito Democratico è orgogliosamente coautore, sostenitore e parte in carica. Quello che doveva essere un - strutturalmente inevitabile - rapido passaggio all’interno di un processo di integrazione è diventata la norma dopo che da quasi 20 anni questo si è bloccato per errori e miopia di chi questo processo l’ha guidato, e questa situazione sbilenca ed ineguale è rimasta coscienziosamente protetta da chi ha capito in fretta che ne avrebbe guadagnato molto a scapito dei Paesi più deboli e dei cittadini più esposti. Che sia un modo per mantenere relazioni interne alla UE congelate in un rapporto di forza ingiusto, o per imporre al proprio Paese politiche di austerity che altrimenti non avrebbero mai trovato i voti necessari, e in ultimi termini governare senza vincere le elezioni, quello che è certo è che questa situazione è insostenibile e sta portando l’Unione Europea stessa verso la disgregazione. Quelli che oggi chiamiamo “europeisti” sono in realtà coloro che stanno uccidendo l’Europa e i suoi cittadini. I trattati vanno cambiati, gli equilibri rimessi in gioco e va costruita una Unione davvero democratica, davvero integrata e davvero solidale attraverso un processo costituente che coinvolga i cittadini e non i lobbisti, gli oligarchi e chi ha profittato degli ultimi decenni di politiche disastrate e criminali.